
Ore 7,15. Entro nella sala d'attesa del day hospital di Oncologia medica per il prelievo che precede l'inizio di ogni ciclo di chemioterapia.
Sono in anticipo, ma la sala d'attesa è già affollata. Chiedo chi è l'ultimo e mi siedo un po' inquieta ad aspettare il mio turno.
Per ingannare l'attesa comincio a scrutare i volti e gli atteggiamenti dei miei compagni di ...avventura, gente di ogni età e sesso: alcuni tesi, altri mesti, rassegnati o preoccupati, altri che fingono indifferenza evitando il mio sguardo, alcuni salutano festosi un amico e si scambiano gli aggiornamenti sulla loro condizione, altri con un occhio alla prima pagina del giornale e l'altro attento a non essere preceduti nella chiamata dal furbo appena arrivato.
Molti portano nel fisico e nel volto la sofferenza dovuta alla malattia e alla terapia più o meno prolungata.
Intanto la saletta si riempie di nuovi arrivati, mentre iniziano le chiamate per il prelievo.
Mi colpisce l'apparizione sulla soglia di una signora corpulenta, cui non saprei dare un'età, completamente calva, che mi scruta sorridente, quasi fiera del suo stato, come se leggesse nei miei occhi il timore di quello che mi aspetterà.
Invece di spaventarmi, l'orgoglio con cui Maria (così chiamerò la sconosciuta) porta la sua calvizie, mi infonde coraggio e forza. Mi fa capire che devo smettere di commiserarmi e di preoccuparmi per il transitorio aspetto estetico della mia ferita e dei futuri effetti negativi della terapia.
Il suo sguardo fiero e rassicurante sembra dirmi: la mia calvizie è il segno della battaglia che sto vincendo, per questo non sento il bisogno di nasconderla con una parrucca, perché poi so che i miei capelli ricresceranno e saranno la prova che io avrò vinto. Vedrai, vincerai anche tu, se crederai in te stessa.