giovedì 28 agosto 2008

Premi ricevuti

Poiché i premi ricevuti sono davvero tanti e appesantivano troppo l'accesso al mio blog ho deciso di elencare il titolo del premio ricevuto e il nome del blogger che me lo ha assegnato nell'elenco qui a sinistra . Cliccando sul nome del premio, chi vuole potrà vederne l'icona e leggere le motivazioni di chi me lo ha assegnato direttamente dal suo blog. Ho lasciato solo l'icona del Premio allo Sviluppo della Mente, ideato da Jasna che lo ha realizzato e da Janas che me lo ha assegnato, perché è stato il primo che ho ricevuto e ho seguito tutte le tappe dalla sua ideazione alla sua pubblicazione.

Spero che nessuno si senta offeso o trascurato.

Oggi 1 settembre 2006 ho ricevuto il Premio Blog Day 2008 dalla mia amica Giovanna perciò il mio elenco si allunga.

lunedì 25 agosto 2008

ITACA: un sogno in un nome

Fin dalla scuola media l'avventuroso ritorno di Ulisse a Itaca , attraverso mille peripezie, dopo la guerra di Troia, mi ha sempre affascinato.

Anche se quella chiamata oggi Itaca, pare non sia la stessa descritta da Omero nell'Odissea, dopo esserci documentati sul web, Gabriele ed io accarezzavamo già da qualche anno il progetto di trascorrere una vacanza un po' fuori dagli schemi e dagli itinerari del turismo di massa in quest'isola, ma il susseguirsi di eventi familiari imprevisti ed improvvisi ci avevano fatto accantonare il progetto.

Ma il sogno restava e ogni volta veniva alimentato dai racconti entusiasti di un caro amico appassionato di vela che con la sua bella famiglia (moglie e due ragazzi adolescenti) percorre il nostro bel mare Mediterraneo in lungo e in largo, appena ha un momento libero.

Immaginatevi perciò il mio stupore la prima volta che sono entrata nella sala d'attesa del Day Hospital del Reparto di Oncologia medica e ho letto un grande manifesto dal titolo

“ PROGETTO ITACA”

Sotto, in caratteri più piccoli:

“Dal 1° giugno ricominceranno le uscite gratuite in barca a vela per i pazienti del reparto. Per partecipare servono solo abiti comodi e scarpe sportive con la suola di gomma chiara.”

Nel corridoio poi splendide fotografie ritraevano i partecipanti nelle prime uscite di Velaterapia.

Tornata a casa ho approfondito la ricerca, ma in quel momento quell'invito mi è sembrato subito un faro nella notte che stavo attraversando.

Questo articolo, trovato sul Web, spiega l'origine di questo progetto e il mio entusiasmo è aumentato.

Agosto 2008 - PROGETTO ITACA per spiriti liberi

di LUCILLA PERRINI
“ La barca a vela è da sempre sinonimo di libertà: è vento, mare e silenzio, è contatto diretto con le forze della natura e prova di convivenza con altre persone in uno spazio ristretto. «Quando mollo gli ormeggi – racconta Mauro Pelaschier, più volte campione italiano e olimpico – lascio a terra tutte le mie preoccupazioni e vivo la natura; gioco con il vento per muovermi ma devo essere concentrato perché ho davanti il mare da interpretare. Penso solo a godermi la barca, alla felicità di essere in mezzo al mare in buona compagnia e così quando sbarco i problemi che avevo mi sembrano più sopportabili». Questa è l’esperienza di Pelaschier che precisa: «Certo, quando si parla di cancro si ha a che fare con problemi gravi, ma la vela può fare stare meglio e dare un po’ di serenità anche a chi sta molto male».

Ed è proprio da questi presupposti che è nato il Progetto Itaca, che ha coinvolto già lo scorso anno gli Spedali Civili di Brescia, la Fraglia Vela e il Comune di Desenzano, l’Ail, in collaborazione con la Regione Lombardia e la Provincia di Brescia. «L’idea – spiega Mauro Tagliani, psicoterapeuta del Civile – è nata da Andrea Zani, nostro paziente, appassionato di vela che un giorno ci ha proposto di far sperimentare la vela ai malati dei reparti di Ematologia e Oncologia. Ora Andrea non c’è più, ma portiamo avanti il suo progetto con l’appoggio del dottor Giovanni Marini, primario di Oncologia e di Giuseppe Rossi, primario di Ematologia, dei volontari della Fraglia Vela e di alcuni skipper come Oscar Tonoli».


La fase riabilitativa per i malati di cancro è decisiva in quanto ottimizza ogni intervento terapeutico in vista del miglioramento della qualità della cura, elemento che più di ogni altro è in grado di influenzare la qualità di vita del paziente. «Oggi non basta prevenire il tumore, scoprirlo, curarlo – spiega Loredana Maspes, commissario straordinario, dell’Istituto Nazionale Tumori – è necessario impostare un approccio integrato e multidisciplinare per una proposta terapeutica che deve necessariamente tenere conto della riabilitazione». Il Progetto Itaca vuole essere un modo per attivare percorsi di approfondimento sulle problematiche della riabilitazione oncologica che sempre più si differenzia a seconda della patologia, e che va calibrata e personalizzata sui bisogni effettivi e affettivi del paziente, indirizzando l’intervento a una riabilitazione in senso globale tesa al miglioramento della qualità di vita e non solo della funzionalità d’organo. La vela non è solo sport ma è un modo diverso di vivere le situazioni che si presentano e che si devono affrontare: spazi ristretti, necessità di collaborare, l’obbligo di dover stare insieme finché non si torna a terra... sono peculiarità uniche di questo sport e possono portare a risultati non ottenibili altrimenti, spingendo l’individuo ad andare oltre abbattendo i limiti che sono dentro di noi.

La Fraglia Vela, circolo velico di Desenzano e base operativa del progetto totalmente gratuito, ha messo a disposizione Spirito libero un Protagonist che ha ospitato, insieme ai Dolphin, gli equipaggi, ognuno dei quali composto da due pazienti, un membro dell’équipe oncologica, uno skipper, un oncologo e uno psicoterapeuta «così nasce una complicità diversa tra il malato e chi lo cura, anzi il timone viene affidato al paziente – dice Luciano Galloni, presidente della Fraglia Vela – in un ribaltamento di ruoli».

Una possibilità per persone che già vivono di bolina di sperimentare nuove emozioni e tutto il carico di endorfine fondamentali per il processo di guarigione, ma non solo. «C’è qualcosa di più vero della verità: una buona storia», dice una storiella ebraica e «con il progetto Itaca la vela non viene solo praticata, ma anche raccontata, perché stare con loro, raccontare storie, spesso è meglio di un farmaco» sostiene Tagliani. Le sue parole sono confermate da Gabriele Cherubini, paziente di Ematologia: «L’anno scorso ero in una situazione difficile e sono potuto uscire in barca solo una volta, ma per me è stato molto importante quando Pelaschier è venuto a trovarmi in reparto: sentire i suoi racconti pieni di umanità mi ha aiutato a capire che la vita può comunque continuare»".

Purtroppo il mio entusiasmo è stato di breve durata, perché non sono riuscita a iscrivermi in tempo per l'ultima uscita effettuata la settimana scorsa, ma il progetto continuerà e spero di poter ancora alimentare il mio sogno dal momento che sarò costretta a controlli periodici per 5 anni. Ma, anche se non riuscirò a realizzarlo, sognare di poterlo fare in quel momento mi ha dato l'input necessario per reagire in modo positivo e, continuare a farlo, son convinta che mi aiuterà ancora a trovare la MIA ITACA.

giovedì 21 agosto 2008

Niente paura

Sono arrivata alla fine del primo ciclo di terapia. Devo dire che la paura che mi attanagliava quando ho iniziato, poco alla volta è svanita. Merito di una serie di circostanze, incontri, situazioni ambientali che hanno reso l'impatto meno traumatico del previsto.
Una delle tante cose che hanno reso più gradevole le 2 sedute è stato proprio l'ambiente accogliente dove si svolgeva la terapia: una saletta con 6 poltrone reclinabili, con tavolino che poteva trasformarsi in leggio, personale cordiale, disponibile, gentilissimo, musica soffusa con compilation di canzoni scelte ad hoc da persone sensibili ed esperte conoscitrici dell'animo umano in queste circostanze.
La prima canzone di ieri era quella del mitico Ligabue con cui ho dato il titolo al mio post "Niente paura" di cui metto solo il link del testo e del video di youtube per non incorrere nelle ire della SIAE.
Faccio mie queste parole:

"A parte che i sogni passano se uno li fa passare
alcuni li hai sempre difesi altri hai dovuto vederli finire"

" niente paura, si vede la luna perfino da qui"

Nel prossimo post vi parlerò di un sogno che ho cominciato a coltivare proprio qui e che non vorrei veder finire

lunedì 18 agosto 2008

SALA D'ATTESA


Ore 7,15. Entro nella sala d'attesa del day hospital di Oncologia medica per il prelievo che precede l'inizio di ogni ciclo di chemioterapia.
Sono in anticipo, ma la sala d'attesa è già affollata. Chiedo chi è l'ultimo e mi siedo un po' inquieta ad aspettare il mio turno.
Per ingannare l'attesa comincio a scrutare i volti e gli atteggiamenti dei miei compagni di ...avventura, gente di ogni età e sesso: alcuni tesi, altri mesti, rassegnati o preoccupati, altri che fingono indifferenza evitando il mio sguardo, alcuni salutano festosi un amico e si scambiano gli aggiornamenti sulla loro condizione, altri con un occhio alla prima pagina del giornale e l'altro attento a non essere preceduti nella chiamata dal furbo appena arrivato.
Molti portano nel fisico e nel volto la sofferenza dovuta alla malattia e alla terapia più o meno prolungata.
Intanto la saletta si riempie di nuovi arrivati, mentre iniziano le chiamate per il prelievo.
Mi colpisce l'apparizione sulla soglia di una signora corpulenta, cui non saprei dare un'età, completamente calva, che mi scruta sorridente, quasi fiera del suo stato, come se leggesse nei miei occhi il timore di quello che mi aspetterà.
Invece di spaventarmi, l'orgoglio con cui Maria (così chiamerò la sconosciuta) porta la sua calvizie, mi infonde coraggio e forza. Mi fa capire che devo smettere di commiserarmi e di preoccuparmi per il transitorio aspetto estetico della mia ferita e dei futuri effetti negativi della terapia.
Il suo sguardo fiero e rassicurante sembra dirmi: la mia calvizie è il segno della battaglia che sto vincendo, per questo non sento il bisogno di nasconderla con una parrucca, perché poi so che i miei capelli ricresceranno e saranno la prova che io avrò vinto. Vedrai, vincerai anche tu, se crederai in te stessa.

lunedì 11 agosto 2008

Internet: com'è piccolo il mondo!

L’avvento di internet ha proprio rivoluzionato il modo di comunicare, non solo perché annulla le distanze e riduce i tempi, ma perché permette, con una semplice ricerca, di riallacciare rapporti fra persone che si credevano scomparse, travolte da gravi eventi politici nel paese dove avevano creduto di trovare fortuna.
Qualche giorno fa ho ricevuto una email da youtube: mi informava in spagnolo che un mio breve video era stato sottoscritto e commentato. Non ho controllato subito il mittente. Due giorni dopo due nuove email mi informavano che altri due video erano stati commentati dalla stessa persona, che aveva lasciato un commento e il suo contatto anche su una fotografia del mio matrimonio, su Picasa web album di Google.
Questa volta lo sconosciuto ha lasciato qualche riferimento in più. Si tratta di un giovanotto che manda i saluti dall’Argentina. da parte di una lontana parente della mamma di Gabriele di cui non avevamo notizie da quando ci siamo sposati nel 1976.

“In quel paese il 24 marzo 1976 i soldati argentini si ribellarono a Isabelita Perón sotto la guida del generale Jorge Rafael Videla, il quale, il 29 marzo, si nominò presidente a vita e prese il comando della Junta militare.
Subito questa attuò una repressione senza precedenti nei confronti della sinistra: decine di migliaia di persone sospettate di appartenere ad essa o ai sindacati furono arrestate, torturate e fatte barbaramente giustiziare.
Ci furono anche migliaia di desaparecidos ovvero "scomparsi", studenti che venivano catturati e torturati dai soldati e di cui non si sapeva più nulla. Oggi è certo che sono stati quasi tutti uccisi.” (Da Wikipedia)
Da allora avevamo perso le tracce di M.F. e pensavamo che fosse una delle tante madri di Plaza de Mayo che ogni giovedì si ritrovano a commemorare i figli scomparsi.
Ritrovare perciò le sue tracce è stato molto emozionante, soprattutto perché accompagnate dal link di Picasa che ci portava all’ultima fotografia, che ritrae la famiglia di Gabriele al completo, spedita a questa parente pochi giorni prima del nostro matrimonio e del golpe militare e che pensavamo non fosse mai stata recapitata.

“Quasi tutti allora sapevano della repressione nel Cile di Pinochet perché questa era stata trasparente. Tale regime subiva un'amplissima critica. La Giunta Militare Argentina invece voleva apparire all'estero come non sanguinaria per mantenere più stabile il suo potere e per questo le torture e le uccisioni vollero essere nascoste. Tuttavia è palese che molti governi democratici sapessero cosa succedeva nel paese e non fecero nulla per fermare i militari, anzi, le torture e le repressioni erano supportate dall'intelligence degli Stati Uniti, e la stessa U.R.S.S. non si impegnò contro il governo Videla in quanto bisognosa del grano argentino.. Di notte giravano camionette blindate o macchine che strappavano dalle loro case le vittime che portavano in luoghi segreti che solo i militari conoscevano. Al mattino, quando le persone chiedevano della sorte degli scomparsi, la polizia non dava risposte o diceva che erano stati arrestati per determinati reati. In questo modo il governo poté uccidere anche gli stranieri, come la diciassettenne svedese Dagmar Hagelin, uccisa dal tenente Alfredo Astiz.
Le madri e le nonne delle vittime, convinte ormai che fosse il governo a causare la loro scomparsa, si dettero appuntamento ogni giovedì a Plaza de Mayo, chiedendo conto della sorte dei loro figli o nipoti. Queste manifestazioni vennero considerate pericolose per la Giunta, e quindi, nella maggior parte dei casi, represse. Accadde anche che quelle che incitavano le manifestazioni vennero uccise per intimorire le altre e si stima che il numero delle donne di Plaza de Mayo uccise sia di 720.” (Da Wikipedia)
Buenos Aires: Plaza de Mayo

Siamo in attesa ora di avere nuove notizie dei nostri parenti, ma considero questo avvenimento un’ulteriore conferma della straordinarietà e dell'utilità di questo mezzo di comunicazione e spero sia usato sempre più spesso per migliorare i rapporti fra le persone e i popoli, come strumento di pace e non di guerra

domenica 3 agosto 2008

AMICIZIA

Lo so di non essere originale, ma, per rimanere in tema con i post di Jasna, Stella e Renata sull'argomento su cui non si scrive mai abbastanza, vi posto questo mix di frasi, immagini e musica sul tema, che mi piace molto e lo voglio dedicare agli amici blogger che passeranno di qui.