martedì 25 novembre 2008

CI SONO MOMENTI NELLA VITA.....


A Ci sono momenti nella vita in cui vorresti gridare la tua felicità al mondo

B Ci sono momenti nella vita in cui ti senti l'essere più infelice della Terra

A Ci sono momenti nella vita in cui vorresti farti carico di tutti i mali e le ingiustizie del mondo.

B Ci sono momenti nella vita in cui vorresti pensare solo a te stessa e chiuderti nella tua conchiglia

A Ci sono momenti nella vita in cui intravedi una luce in fondo al tunnel e la segui

B Ci sono momenti nella vita in cui ti trovi in un tunnel buio e non vedi via d'uscita

A Ci sono momenti nella vita in cui all'uscita del tunnel vedi subito la via da seguire e parti ingranando la marcia giusta

B Ci sono momenti nella vita in cui all'uscita del tunnel ti trovi tante strade davanti e non sai quale imboccare.

A Ci sono momenti nella vita in cui cominci a costruire qualcosa e non vedi l'ora di finire

B Ci sono momenti nella vita in cui non vorresti mai finire quello che stai costruendo

A Ci sono momenti nella vita in cui non vedi gli ostacoli sulla tuo cammino

B Ci sono momenti nella vita in cui ad ogni passo trovi un ostacolo e ti sembra insormontabile

A Ci sono momenti nella vita in cui ammiri compiaciuta quello che stai facendo

B Ci sono momenti nella vita in cui insoddisfatta inciampi nel filo e azzeri con le tue mani il lavoro di giorni

A Ci sono momenti nella vita in cui ricostruisci con coraggio quello che avevi distrutto

B Ci sono momenti nella vita in cui scopri che quello che hai ricostruito non è più come prima

A Ci sono momenti nella vita in cui ti sembra che tutti ti siano amici e ti fidi di tutti

B Ci sono momenti nella vita in cui vedi nemici ovunque e non ti fidi più di nessuno

A Ci sono momenti nella vita in cui quello che hai costruito con qualcuno ti sembra indistruttibile

B Ci sono momenti nella vita in cui basta un mattone difettoso in quella costruzione per sentirti crollare tutto addosso

A Ci sono momenti nella vita in cui ti compiaci della stima di molte persone

B Ci sono momenti nella vita in cui ti manca la stima della persona più importante

Nella vita ci sono momenti A e momenti B: oggi è un momento B .....domani chissà....

















La nevicata del 24/11/ 2008 dal balcone di casa mia e le mie viole che cercano di rialzare il capo come me.


lunedì 24 novembre 2008

W la neve!

Brescia dalla web cam sul colle Cidneo ore 9,10

Fiocchi come batuffoli di cotone
tetti imbiancati
ed è subito inverno.
Sotto la neve pane?


Il "nevone" del 1985 e il pupazzo di neve costruito con Michele sul terrazzo di casa mia

venerdì 21 novembre 2008

VIOLE DEL PENSIERO


I gerani sono le talee che ho fatto da quelli del giardino di casa del mio papà



E' il 21 novembre e il mio balcone non è mai stato così bello: sembra rinato dopo un'estate arida e un autunno un po' anomalo.I gerani divorati da farfalline marroni sono rifioriti e le viole del pensiero sono nel loro massimo splendore, come potete vedere.
E uno dei miei fiori preferiti sia per la varietà dei suoi colori, sia perchè nella sua corolla ci vedo il viso di una persona, tracciato dalle sfumature scure su 4 petali. Ma adesso che guardo meglio sembra una farfalla con le ali spiegate....al contrario.




Mi è venuta la curiosità di conoscere l'origine, il significato del loro nome e le loro proprietà terapeutiche e, dopo una breve ricerca ve le offro:





































Le viole sono state comprate nel negozio dell'amico Severo C., marito di Franca Z. la mia testimone di nozze.





Eccole:

Gli Inglesi fin dal Medioevo avevano una particolare predilezione per questo fiore. Quando Josèphine Beauharnais incontrò Napoleone gli donò proprio un mazzetto di Viole mammole che adornavano le sue vesti. Napoleone adottò questo fiore anche per l'amante Maria Walewska. I Bonapartisti ne fecero poi il loro fiore simbolo, contrapponendolo al giglio dei Borboni.

La Viola del pensiero viene usata in infuso o in decotto, in caso di malattie cutanee croniche: l'acne, gli eczemi, i foruncoli e la psoriasi. Ha un'azione curativa anche per i disturbi delle vie respiratorie.


Una leggenda narra che Zeus, che aveva dovuto trasformare una sua amante, Io, in una giovenca, le aveva poi creato un fiore per nutrirsi, la Viola del pensiero. Una versione del mito di Attis narra che il giovane , che non poteva sposarsi con l'amata principassa Atta, si evirò sotto un Pino e morì. Dal suo sangue crebbero viole dai petali rosseggianti. Disperata per la sua morte anche Atta si uccise e dal suo sangue crebbero altre Viole. Il 22 marzo si celebrava il culto in nome di Attis nella Roma Imperiale. Era il giorno della viola, infatti, si trasportava in processione un tronco di pino adornato di Viole. L'eroe della Viola è colui che si sacrifica per trasformarsi in questo fiore. Si narra che i cavalieri della tavola rotonda consultassero le Viole per conoscere il loro destino. La Viola del pensiero chiamata dai francesi pensèe, divenne, nel "Sogno di una notte di mezza estate" di Shakespeare, la chiave di tutta la commedia.


Nel linguaggio dei sentimenti la Viola simboleggia il pensiero per l'amato/a, l'amore vivissimo, la fedeltà, l'eleganza ma anche lo sdegno.

E, poiché oggi il mio amato marito Gabriele festeggia il suo compleanno e le fotografie me le ha volute scattare lui, perché le mie erano bruttine, gli voglio dedicare questo mio post e questa canzone con tutto l'amore di cui sono capace, con l'augurio di festeggiare con lui ancora tanti compleanni.

23 NOVEMBRE
Gli uccellini che nidificano sopra il tetto di casa mia,
con la complicità del vento di tramontana dell'altra notte, mi hanno sradicato 2 delle viole del mio balcone, perciò ne ho comperate altre due dai miei amici Franca e Severo, con altri colori e le dedico in particolare a Stefi per custodire il suo prezioso pensierino per me e Gabriele che dovrebbe aumentare l'intensità del loro colore


giovedì 13 novembre 2008

Un aquilone per S.Nicolas- parte terza


COLEGIO PARTICULAR PADRE ANTONIO BRESCIANI:
La provincia del Cotopaxi è stata storicamente una zona depressa, dove, nonostante le avverse condizioni climatiche e naturali, l’agricoltura è sempre stata il principale mezzo di sostentamento. Il carattere di sola sussistenza dell’agricoltura determina la mancanza d’attività redditizie e la conseguente migrazione verso città che offrono maggiori (e il più delle volte illusorie) opportunità lavorative. L’offerta formativa dell’aerea interessata si configura come discontinua, ripetitiva e lontana dalle reali problematiche quotidiane delle famiglie. Inoltre, si rileva un’assenza di formazione adeguata del corpo docenti, che si traduce nella mancanza di un sistema di valori cui ispirarsi. La preponderanza della componente teorica nel processo formativo provoca un abbandono scolastico precoce e dunque l’ingresso nel mercato lavorativo in condizioni di sfruttamento, marginalità e discriminazione.
Al fine di far fronte a tali problematiche il “Colegio Particular Padre Antonio Bresciani”, in collaborazione con la diocesi di Latacunga, ha elaborato un nuovo modello educativo rivolto ai giovani più poveri della regione, che si basa su un insegnamento pratico, la lavorazione del legno, che riprende un’attività peculiare del luogo, non interferisce sull’attività primaria dell’agricoltura, non costituisce motivo d’allontanamento dal luogo natale e coincide con l’opportunità di sviluppo e gratificazione personale. La concretizzazione di questo nuovo progetto educativo, dunque, è sinonimo di recupero culturale e di riscoperta del potenziale artistico dei ragazzi.

Nel 1988 viene fondato il primo istituto superiore “Juan Pablo II” da Peppo e Adriana (quando ancora facevano parte dell’operazione Mato Grosso), riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione Ecuadoriano. Si trattava di un Istituto Superiore Tecnologico della durata di sei anni d’educazione secondaria, che rilasciava un diploma (bachiller).


I ragazzi della Colegio in un'ora di lezione


Dal 1988 al 1991 erano compresi nell’offerta formativa quattro anni di studi parauniversitari in tecnologia, al termine dei quali veniva rilasciato il titolo di perito tecnologico. In questo periodo sono stati portati a termine quattro cicli scolastici completi. Successivamente le missioni dell’Operazione Mato Grosso hanno fondato succursali dell’Istituto Tecnologico in diverse zone del Paese, mentre a San Nicolas il focus si è spostato sulla costituzione e l’avvio della cooperativa “Centro de Artes San Nicolas” con la conseguente interruzione della formazione scolastica. Nella prospettiva di organizzare la cooperativa di produzione è stato introdotto un corso di lavorazione del ferro, della durata d’otto mesi, al termine del quale è stata istituita un’officina meccanica, che garantisse supporto all’attività ebanistica per la produzione di mobili.
Nel 2004, quando Peppo e Adriana si sono staccati dall’operazione Mato Grosso, su consiglio del fondatore don Ugo de Censi, è stato creato un nuovo Istituto superiore, il “Colegio Particular Padre Antonio Bresciani”. L’Istituto, nonostante non riceva finanziamenti pubblici, ha il riconoscimento del Ministero. Il carattere privato non implica la richiesta di una retta alle famiglie, ma la loro collaborazione, secondo le proprie possibilità, per il buon funzionamento della scuola, che è, infatti, completamente gratuita.
Come accennato in precedenza, il progetto educativo portato avanti a San Nicolas è rivolto ai ragazzi provenienti da famiglie povere. Al momento di accogliere le richieste d’accesso all’Istituto, viene svolto un colloquio con la famiglia per verificare la sussistenza dei seguenti requisiti:
  1. Appartenere ad una famiglia contadina povera integrata nella comunità.
  2. Presentarsi al colloquio motivazionale con l’approvazione del presidente della comunità d’appartenenza, che attesta la condizione d’estrema povertà del ragazzo.
  3. Nutrire interesse per l’arte del legno, del ferro e della pittura.
  4. Aver terminato la scuola primaria.
Il Centro è un dignitoso spazio dove il ragazzo ha la possibilità di creare e intagliare al meglio la propria esistenza così come crea e intaglia il legno.
Altro aspetto fondante del progetto educativo è la vita comunitaria: i ragazzi imparano a condividere il proprio sapere, le proprie capacità, nonché tutti gli aspetti della vita quotidiana, imparando il significato della solidarietà e della fratellanza.
Il regolamento del “Colegio Padre Antonio Bresciani” si ispira a quello che San Giovanni Bosco istituì per la buona condotta di una casa o collegio salesiano. I ragazzi che frequentano la scuola dal lunedì al venerdì vivono nel centro, mentre il sabato e la domenica vengono trascorsi a casa con le rispettive famiglie.
Una giornata tipica al Centro inizia con la sveglia delle ore 6.00, quando i ragazzi si alzano prontamente dal letto, si vestono, rassettano la stanza, lasciano il dormitorio e si recano alla Chiesa di San Nicolas dove dedicano del tempo alla meditazione mattutina. Dopo avere pregato fanno colazione nella mensa. La scuola comincia alle ore 7.30, e, a seconda dell’anno scolastico, i ragazzi si recano in aula a frequentare le lezioni, prendendo posto nei banchi da loro stessi costruiti, o al taller (laboratorio di ebanisteria).

Il corpo docente si compone di: due

professori di matematica, due di

spagnolo, uno di scienze sociali, uno di

scienze naturali, uno d’inglese, uno di

disegno tecnico e uno di disegno

artistico, uno di tecnologia, uno di

musica e tre di taller. 

I ragazzi del collegio al lavoro al taller





La struttura organizzativa della scuola è costituita dal preside Francesco


Piovanelli, figlio di Peppo e Adriana, dal vicepreside Giuseppe Piovanelli

(Peppo), dal consiglio di istituto, formato dal corpo docenti e dal preside, che

si riunisce una volta al mese, dagli ispettori scolastici ,dal consiglio di classe
,

anche questo si riunisce una volta al mese, e dal rappresentante dei genitori, uno per ogni classe.

I colloqui con i genitori avvengono a cadenza trimestrale


Il taller occupa una parte importante del giorno e della formazione dello studente, sono, infatti, previste 20 ore settimanali di 45 minuti di lavoro pratico. Durante tali ore i ragazzi imparano a lavorare il legno costruendo suppellettili e mobili anche per la scuola e i dormitori. La giornata scolastica termina alle ore 18.30, segue un’ora dedicata allo studio.
I rintocchi della campana scandiscono le varie parti dell’intensa giornata: la colazione (ore 7.00), il pranzo (ore 12.00), la ricreazione (dalle 13.00 alle 14.00), la merenda (ore 16.30), e la cena (ore 19.30), nonché tutti i cambi d’ora.
Tutti gli alunni si preoccupano del buon funzionamento della casa rispettando i turni per lavare i piatti, pulire la cucina e servire a tavola. I ragazzi si occupano anche di attività a beneficio dell’intera comunità, come ad esempio badare agli animali, coltivare l’orto, tenere pulita l’intera struttura della casa, accudire gli anziani, all’insegna di una prospettiva comunitaria funzionale e solidale.
Non solo si trasmettono i valori sociali e comunitari, ma si tenta anche di insegnare le buone norme igienico-sanitarie: i ragazzi devono avere molto interesse per la pulizia personale e degli spazi comuni. Inoltre, la comunità di San Nicolas, in accordo con l’ospedale locale, si preoccupa di farli visitare ogni tre mesi.
L’intero sistema educativo portato avanti dal Centro si prefigge i seguenti obiettivi:
  1. Fornire ai giovani contadini poveri un’istruzione integrale, umana e cristiana, al fine di renderli protagonisti della propria comunità, realtà e cultura.
  2. Offrire ai giovani un ambiente familiare ed educativo, che trasmetta valori umani che favoriscano un cambiamento nella vita personale e una trasformazione sociale.
  3. Garantire ai ragazzi una professionalizzazione nell’arte del legno e allo stesso tempo una formazione lavorativa in ebanisteria, scultura e pittura.
  4. Recuperare una serie di manifestazioni culturali nel campo artistico e promuovere altre linee di qualificazione delle abilità lavorative.
  5. Dare ai ragazzi l’opportunità, una volta terminati gli studi, di continuare con l’attività di lavorazione dei mobili e imparare la tecnica di lavorazione del ferro entrando a far parte della cooperativa del “Centro de Artes San Nicolas”, che fa parte strutturalmente della missione di San Nicolas.

Uno dei giovani del Centro de Artes San Nicolas intento ad intagliare il legno.














Maximo, uno degli studenti del “Colegio Particular Padre Antonio Bresciani”, durante le ore di taller mentre lavora il legno. Sullo sfondo la casa-missione San Nicolas.

PROSPETTIVE FUTURE E SOSTENIBILITÀ:
La cooperativa della lavorazione del legno e del ferro prende il nome di “Centro de Artes San Nicolas”; in essa si producono mobili di alta qualità e design, destinati a un vario mercato, dal settore alberghiero alle abitazioni private. Nonostante l’assenza di forme di promozione e pubblicità, il passaparola fa sí che pervengano richieste da ogni parte dell’Ecuador. La cooperativa è stata creata per dare ai ragazzi una continuità nel loro mestiere e per evitare la migrazione ad altri paesi o città, perdendo le abilità e conoscenze artistiche apprese negli anni di scuola. Si crea in questo modo una concreta possibilità di impiego per i ragazzi una volta terminati gli studi e viene così data l’opportunità di rimanere all’interno della comunità o di aprire un’attività in proprio.
Attualmente la cooperativa dà lavoro a 22 ragazzi dai 23 ai 33 anni, molti già padri di famiglia. Il sistema di remunerazione non è fisso, ma per opera, ogni giovane viene, in altre parole, pagato secondo il numero e della qualità dei pezzi che produce nell’arco di un mese. È stato scelto questo sistema al fine di insegnare al ragazzo ad essere responsabile ed indipendente, in vista di una sua futura attività. Anche i ragazzi della cooperativa portano avanti i principi e le attività della casa attraverso l’animazione in oratorio, la catechesi ai bambini della comunità, l’aiuto ai poveri, oppure attraverso prestazioni d’opera gratuite in orario extra-lavorativo, ad esempio costruendo mobili per i più anziani e bisognosi.

Uno dei giovani della Cooperativa intento a saldare il ferro.
PER FAR DI NUOVO VOLARE L'AQUILONE DI S.NICOLAS vedere sotto il logo nella barra qui a sinistra indirizzi posta e email, telefono e coordinate bancarie.

mercoledì 12 novembre 2008

Un aquilone per S.Nicolas- parte seconda

STORIA DI DON PEPPO E MAMA ADRI:

Giuseppe Piovanelli, nativo del popolare quartiere di Bottonaga di Brescia, era neolaureato in lingue, interprete di professione, e Adriana Tiziano, originaria del Mantovano, era una giovane tecnica di laboratorio quando si sono incontrati, complice l’Operazione Mato Grosso di don Ugo De Censi con i suoi campi di lavoro, le sue raccolte di ferro e stracci. Nel 1974 Adriana compie un’esperienza d’alcuni mesi in Sudamerica, in Brasile. Si sposano nel 1975 e nel 1977 partono insieme per l’Ecuador.

Inizialmente operano nell’ambito di un progetto d’aiuto comunitario dell’Operazione Mato Grosso, occupandosi del dispensario medico di Yacubamba. In questo periodo, secondo le necessità si improvvisano contadini, muratori, insegnanti, genitori putativi, presidi e taxisti, infermieri e benefattori, barellieri e cucinieri, mercanti e questuanti.

Nell’80, per richiesta del vescovo di Latacunga, si trasferiscono nella cittadina di Pujilí dove creano la Casa Campesina, un centro che offre diversi servizi, tra cui il dispensario e l’ospitare i contadini nei giorni di mercato, sottraendoli al marciapiede e alle esorbitanti tariffe dei locandieri locali.

Successivamente, spinti dal desiderio di realizzare un’opera rivolta ai giovani e aiutati dal Vescovo di Latacunga, acquistano quindici ettari di terra e una vecchia fazenda del ‘700, cadente, incastonata in una zona agricola poverissima: San Nicolas de Juigua.

A seguito della ristrutturazione e dell’ampliamento dell’antica struttura, viene fondata la Missione San Nicolas nel 1988 sempre col sostegno dell’Operazione Mato Grosso.

L’obiettivo del progetto è creare una scuola che dia una formazione ai ragazzi e che valorizzi la tradizione della lavorazione del legno. Nasce da lì l’istituto superiore “Juan Pablo II”, dove un centinaio di ragazzi trova istruzione (e cibo). Ma l’Istituto è solo una delle iniziative: come primo sbocco occupazionale dei ragazzi viene creata una falegnameria cooperativa, un “taller”, che dà lavoro ad una trentina di giovani, oggi affiancata da un’officina meccanica. I ragazzi che abitano in ore di cammino da San Nicolas trovano nell’antica fazenda anche ospitalità, di più: trovano una famiglia. La tavolata di casa Piovanelli a mezzogiorno conta un centinaio di coperti. Il focolare ha anche un tempietto con i suoi lari e i suoi penati. Su tutti spicca l’immaginetta con il sorriso fanciullesco di don Tone Bresciani, il salesiano originario di Pavone del Mella (BS) che ha condiviso un bel pezzo di strada con Peppo e Adriana.

COMUNITÀ di SAN NICOLAS:

La struttura di San Nicolas, che nel XIX secolo era un monastero Gesuita, nel 1900 divenne proprietà privata all’interno della quale si svolgevano le attività della fazenda: coltivazione della terra e lavorazione di lana di pecora.

Nel 1980 Giuseppe Piovanelli acquista la proprietà in cambio di una macchina e da quel momento ha inizio l’avventura di San Nicolas.

Attualmente la missione si compone di diverse aree. L’edificio principale, di forma rettangolare, ospita la parte residenziale, dove vive la famiglia Piovanelli, e la parte adibita alla scuola. Quest’ultima è suddivisa in segreteria, classi, laboratori (ebanisteria e pittura) e mensa. Poco distante vi è il dormitorio e fanno da cornice i campi coltivati e gli spazi adibiti all’allevamento. Di fianco all’accesso dell’edificio principale vi sono i capannoni destinati alla produzione di mobili e la chiesa.

L’attività principale della missione è quella educativa e formativa, ma vengono implementati anche molteplici servizi al territorio e alle comunità adiacenti.

La missione, cuore pulsante di una comunità, immersa in una natura ostile, che risente della lontananza dalle istituzioni centrali, risponde alle richieste dei più deboli che altrimenti non verrebbero esaudite. San Nicolas rappresenta un universo di solidarietà, all’interno di una cultura caratterizzata dall’assenza del valore della gratuità e dell’altruismo, essendo un punto di riferimento e di sostegno per gli emarginati.

Ispirati dal messaggio evangelico e dal carisma salesiano, Don Peppo e Mama Adri nel corso degli anni hanno dato vita ad un sistema di servizi rivolti alla comunità come: la distribuzione di cibo ai poveri il sabato ogni quindici giorni, l’assistenza agli anziani, la costruzione e manutenzione delle case per le famiglie più indigenti, l’impiego all’interno della comunità di persone emarginate e con disabilità e l’attività d’oratorio e catechesi per le comunità circostanti. Inoltre emerge l’integrazione nel territorio della missione con la partecipazione alla minga, tradizionale lavoro comunitario per le opere pubbliche.

La comunità di S.Nicolas vista dal Paramo

Attualmente la missione si compone di diverse aree. L’edificio principale, di forma rettangolare, ospita la parte residenziale, dove vive la famiglia Piovanelli, e la parte adibita alla scuola. Quest’ultima è suddivisa in segreteria, classi, laboratori (ebanisteria e pittura) e mensa. Poco distante vi è il dormitorio e fanno da cornice i campi coltivati e gli spazi adibiti all’allevamento. Di fianco all’accesso dell’edificio principale vi sono i capannoni destinati alla produzione di mobili e la chiesa.

L’attività principale della missione è quella educativa e formativa, ma vengono implementati anche molteplici servizi al territorio e alle comunità adiacenti.

La missione, cuore pulsante di una comunità, immersa in una natura ostile, che risente della lontananza dalle istituzioni centrali, risponde alle richieste dei più deboli che altrimenti non verrebbero esaudite. San Nicolas rappresenta un universo di solidarietà, all’interno di una cultura caratterizzata dall’assenza del valore della gratuità e dell’altruismo, essendo un punto di riferimento e di sostegno per gli emarginati.

Ispirati dal messaggio evangelico e dal carisma salesiano, Don Peppo e Mama Adri nel corso degli anni hanno dato vita ad un sistema di servizi rivolti alla comunità come: la distribuzione di cibo ai poveri il sabato ogni quindici giorni, l’assistenza agli anziani, la costruzione e manutenzione delle case per le famiglie più indigenti, l’impiego all’interno della comunità di persone emarginate e con disabilità e l’attività d’oratorio e catechesi per le comunità circostanti. Inoltre emerge l’integrazione nel territorio della missione con la partecipazione alla minga, tradizionale lavoro comunitario per le opere pubbliche.(continua...)



martedì 11 novembre 2008

Un aquilone per S.Nicolas-Parte prima


Ed eccomi ad aggiornarvi sulle ultime vicende che hanno visto protagonisti i mie amici Peppo ed Adriana di cui vi avevo già parlato
qui Fra le tante fotografie che mi ha portato l' amica Adriana ho scelto queste

















perché rappresentano il sogno che si stava faticosamente realizzando a S. Nicolas, ma che ora, al suo ritorno, rischia di essere compromesso per disguidi, cavilli burocratici, e non ultime anche dolorose incomprensioni con chi gestisce l'associazione che dovrebbe finanziare i vari progetti in corso.
Maddalena, una ragazza che ha trascorso recentemente alcuni mesi a S, Nicolas, ha preparato questa bella presentazione che per forza di cose dovrò pubblicare a puntate per illustrarvi completamente le ultime iniziative e i bisogni di questa comunità.





SAN NICOLAS:

PRESENTAZIONE AREA DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO


CONTESTO GENERALE ECUADOR:

L’Ecuador, piccolo stato affacciato sulla costa occidentale dell’America Latina, è abitato da circa 13 milioni d’abitanti, di cui oltre il 40% d’origine indigena quichua. Dal punto di vista economico e sociale il piccolo stato Andino soffre di strutturali deficienze macroeconomiche che negli anni hanno portato all’inasprirsi delle tensioni sociali. I progressi dell’economia e il calo dell’inflazione producono benefici che sono tuttavia indeboliti dalla corruzione ormai cronica: secondo la Camera di Commercio di Quito il Paese perde ogni anno l’11,2% del PIL. L’Ecuador soffre di una dura crisi economica e il Fondo Monetario Internazionale non concederà crediti se non verrà messo un freno alla spesa pubblica e alla corruzione.

Il giovane economista di sinistra Rafael Correa ha vinto le ultime elezioni presidenziali svoltesi nel novembre 2006. Correa si configura cosí come l’ottavo capo di stato che entra in dieci anni a Quito nel palazzo di Carondelet, tre capi di stato non hanno potuto portare a termine il loro mandato. L’elevata instabilità politica del Paese lascia i suoi abitanti in una situazione di caos legislativo e di sfiducia per le autorità con il conseguente instaurarsi di una società civile violenta e disomogenea.

Dal punto di vista dei bambini, gli ultimi governi hanno raddoppiato dal 1999 al 2003 il budget destinato al welfare. Pur facendo registrare notevoli miglioramenti negli indicatori più importanti, la situazione generale dei bambini resta però preoccupante.

Quasi il 70% dei 4,8 milioni di bambini vive in povertà. Il 15% dei bambini sotto i cinque anni di età soffre di malnutrizione e i programmi governativi rivolti ai bambini riescono a raggiungere solamente l’8,4% della popolazione infantile.



CONTESTO SPECIFICO AREA REALIZZAZIONE PROGETTO:

San Nicolas de Juigua è una comunità situata nella provincia del Cotopaxi, a 3100 metri d’altezza sopra il livello del mare. L’accesso avviene attraverso sentieri costruiti nel corso del tempo con gli aiuti delle comunità locali, si tratta di piccole strade senza pavimentazione, che risentono dei difetti topografici di una costruzione rudimentale. Gli abitanti della comunità sono per il 99% indigeni di lingua quichua che vivono in condizioni di povertà assoluta.





Dal punto di vista geografico è una zona
estremamente secca caratterizzata da
precipitazioni scarse e per questo motivo è
necessario un sistema d’irrigazione adeguato
per la coltivazione d’ortaggi come patate e
orzo.
L’assenza di un sistema d’irrigazione che renda possibile la coltivazione determina un processo migratorio permanente, specialmente degli uomini, adolescenti, giovani, adulti, alla ricerca di una soluzione lavorativa.







Essi s’impiegano normalmente come facchini, nell’ambito dell’edilizia o come lustrascarpe. Normalmente emigrano verso le due grandi città, Quito e Guayaquil, anche se si registrano casi di migrazione verso l’Europ a, in particolare verso la Spagna. La migrazione permanente ha portato come conseguenza la disgregazione familiare. Molti focolari sono caratterizzati da donne capofamiglia che svolgono il ruolo di padre e madre per una media di sei o più figli. Allo stesso modo si trovano famiglie condotte dalla nonna a causa dell’allontanamento della madre per cercare un impiego che le permetta di istruire i propri figli. Queste donne si dirigono verso Quito e Guayaquil dove lavoreranno come domestiche e saranno destinate a soffrire gli effetti della discriminazione razziale, sessuale, sociale ed economica.

Come conseguenza di tutti questi fattori, per i bambini della comunità si prospetta una realtà di privazione materiale, fatta di denutrizione cronica, affettiva e formativa, nella quale si rileva la mancanza di un processo educativo scolarizzato.

Per quel che riguarda la situazione sociale, gli indigeni sono discriminati nella partecipazione socio–politica e non sono presi in considerazione rispetto alle decisioni d’investimento sociale, di qualificazione dell’istruzione e di sistemi d’attenzione per salute e nutrizione. Non esiste nella comunità un centro ospedaliero adeguato, né un dispensario.

Il problema più acuto della comunità di Juigua è quello dell’acqua, infatti, quella utilizzata per l’alimentazione, che proviene dalla parte alta della montagna, è la stessa che bevono gli animali, che usano gli abitanti per lavare e che naturalmente è contaminata da ogni tipo di residuo accumulato dallo scorrere del fiume. Dunque, l’acqua è molto inquinata e colpisce direttamente la salute delle persone, causando malattie diarroiche, digestive e allergie della pelle.

A San Nicolas si aggruppano per differente attività le comunità di Guantubamba, Yacubamba, Tuglin, Capilla, La Playa, Cuturibí Chico, Cuturibí Grande, Cachi, Santa Barbara, Aguallaca, Puchultiza, San Vicente, San Alfonso, San Francisco, Guarangal, San José De Barba, Molino Pata, e altri, raggiungendo un totale di circa 20 comunità.(continua..)





mercoledì 5 novembre 2008

REGALA AGLI ALTRI


Tutto quello che accade, accade per una ragione (Gabriel Garcìa Màrquez)


Lo so, ma oggi non me l'aspettavo: pensavo di aver raggiunto la méta, invece il traguardo è stato spostato e anche il mio sogno cancellato per ora.
Tuttavia ho trovato conforto in questi versi di Alessandro Manzoni e voglio provare a metterli in pratica, anche per aiutare la mia amica Adriana, di cui vi avevo parlato in questo post.
In questi giorni è tornata dall'Ecuador per dare l'estremo saluto alla sua mamma e per cercare di risolvere una serie di problemi che rischiano di compromettere la sopravvivenza del suo progetto a S. Nicolas. Ne parlerò nel mio prossimo post.


REGALA AGLI ALTRI

Prenditi a cuore gli affanni,
le esigenze di chi ti sta vicino.
Regala agli altri la luce che non hai,
la forza che non possiedi,
la speranza che senti vacillare in te,
la fiducia di cui sei privo.
Illuminali dal tuo buio.
Arricchiscili con la tua povertà.
Regala un sorriso,
quando tu hai voglia di piangere.
Produci serenità
dalla tempesta che hai dentro.
Ecco, quello che non ho te lo dono
Questo è il tuo paradosso.
Ti accorgerai che la gioia
a poco a poco entrerà in te,
invaderà il tuo essere,
diventerà veramente tua nella misura
in cui l'avrai regalata agli altri.

(Alessandro Manzoni)

domenica 2 novembre 2008

Pensieri del giorno

Forse l'uomo mostra nel modo più evidente quale sia il suo senso dell'umorismo quando l'ultima, più dolorosa realtà, ovvero la morte, si insinua nella sua coscienza.
G. Kranz

Chi lascia tracce di sè nella vita degli altri non muore mai
Luigina