da "Il fiume della vita " di Romano Battaglia
La mia recente vacanza a Capraia e in particolare le mie ultime letture, immersa in una natura in gran parte ancora incontaminata, che favorisce la meditazione, mi hanno permesso di capire e di sperimentare il valore e il significato di questo pensiero.
Appena fuori dal porto e dall'abitato di quest'isola, percorrendo i suoi sentieri, sono riuscita per un po' ad estraniarmi dalle preoccupazioni quotidiane e a sentirmi in simbiosi con la sua natura, incantata non solo dai suoi panorami e dal suo meraviglioso mare, ma anche dai suoi profumi e odori, dai suoi sapori, dai suoi silenzi, dai suoi rumori, dai suoi suoni, dai canti e dagli schiamazzi dei suoi uccelli, dalla sua luce e dalle sue ombre che cambiano nei diversi momenti della giornata, ma che qui sembrano irripetibili e sempre nuovi.
Qui ho ritrovato il piacere di toccare, sfiorare, lisciare, accarezzare una roccia, un sasso, una foglia, di annusare e inebriarmi del profumo della sua vegetazione, di respirare a pieni polmoni l'aria frizzante e pulita del mattino che pizzica le narici e quella salmastra del mare in burrasca che si iufrange sugli scogli, di assaporare e gustare le sue erbe aromatiche, le sue bacche, le more e i suoi prodotti tipici, di ascoltare la risacca e lo sciabordio delle onde, di contemplare e immaginare di vivere l'avventura di Robinson Crusoe, come da bambini, costruendo un capanno per ripararci dal sole, in un anfratto fra le rocce, con i legni disseminati in una caletta e di vedere ogni cosa, ogni animale, ogni fiore, ogni sasso, ogni grotta, ogni pianta, come se fosse la prima volta e l'ultima. Nessuna fotografia, con un unico scatto, riuscirà a fermare in tutte le sue sfaccettature questa realtà, che rimarrà un ricordo di una sequenza di attimi incancellabili solo nella mia mente e nel mio cuore.
Gabriele nel capanno di Cala di Portovecchio 1 luglio 2013
Era la terza volta che venivamo nella cala di Portovecchio e già dalla prima, a giugno dell'anno scorso, avevamo trovato questo riparo improvvisato tra le rocce da qualcuno che, come noi, aveva scelto la strada più lunga e più faticosa per raggiungerla e abbiamo avuto l'impressione che chi ci aveva preceduto avesse pensato anche a chi sarebbe arrivato qui dopo di lui, perché ci siamo sentiti come a casa nostra e abbiamo
percepito come un tacito invito a rendere ancora più accogliente questo
riparo da cui si gode una magnifica vista sulla cala e una fresca brezza
anche nelle ore più calde. Perciò abbiamo aggiunto qualche bastone portato sulla spiaggia dalle burrasche per rinforzarne il tetto.
La
seconda volta, a settembre, abbiamo sistemato su due piani le assi
all'interno per poterci coricare e schiacciare un pisolino, ma l'ultima volta, quando siamo tornati quest'anno dopo 5 giorni con il fratello di Gabriele abbiamo trovato addirittura una specie di veranda naturale che abbiamo cercato di rendere ancora più confortevole e sicura.
Portovecchio Luigina e Pierfelice 6 luglio 2013
Alla fine ci è sembrata più bella di un castello e mi è venuto da ridere pensando ai personaggi dell'isola dei famosi, sorvegliati da telecamere ed elicotteri nella loro finzione in un'isola dei Caraibi, mentre noi ci siamo sentiti liberi in quest'isola di casa nostra e in sintonia coi gabbiani che ci svolazzavano intorno, le lucertole che strisciavano curiose fra i cespugli fioriti di un rock garden naturale, in pace con la natura e solidali con chi ci ha preceduto e ci seguirà in questo angolo di Paradiso.
Il panorama della cala di Portovecchio che vedevamo dal "nostro" capanno
3 commenti:
un post meraviglioso!
Un piacere leggerlo, per il senso di pace che infonde e di fiducia, fiducia ancora nella semplicità degli uomini, nella bontà della natura... :)*
Bellissimo Lù, che invidia!
JANAS quando l'ho scritto, a più riprese, ho pensato anche a te, musa ispiratrice di tanti miei post e di questo blog attraverso le tue letture e l'esperienza che stai vivendo alla nuova ricerca di te stessa.Quel sasso magico continua a fare effetto, malgrado tutto e il bisogno di piangere ogni tanto "per non annegare dentro"
PAOLO non ci credo: l'invidia non fa parte del tuo corredo genetico, perché anche tu mi hai insegnato coi tuoi racconti ad apprezzare il valore dei rapporti umani,della fiducia nella semplicità, nella solidarietà fra gli uomini e nella bontà della natura, come dice la nostra preziosa amica Giuliana
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