lunedì 1 aprile 2013

Rifiutare di stare dalla parte del carnefice

Incredibile testo trovato nel romanzo "La Peste" di A. Camus


 "Quand’ero giovane, vivevo pensando di essere innocente, vale a dire che non pensavo affatto. Non sono il tipo del tormentato, sono partito col piede giusto. Tutto mi riusciva bene, ero intelligente, avevo successo con le donne, e se avevo qualche inquietudine, passava come era venuta
Sì, ho continuato ad avere vergogna, e ho capito che tutti eravamo nella peste; e ho perduto la pace. Ancor oggi la cerco, tentando di comprendere tutti e di non essere nemico mortale di nessuno. So soltanto che bisogna fare il necessario per non essere più un appestato, e che questo soltanto ci può fare sperare nella pace, o, in mancanza di questa, in una buona morte. Questo solo può dare sollievo agli uomini, e, se non salvarli, almeno far loro il minor male possibile, persino, talvolta, un po’ di bene.
Ecco perché ho deciso di rifiutare tutto quello che, direttamente o indirettamente, con motivazioni buone o cattive, fa morire o giustifica che si faccia morire.
Da quel momento so che non valgo più nulla per questo mondo e che da quando ho rinunciato a uccidere mi sono condannato a un esilio senza ritorno. Sono gli altri che faranno la storia. Dico soltanto che su questa terra ci sono carnefici e ci sono vittime; che per quanto è possibile bisogna rifiutare di stare con il carnefice. Ciò vi sembrerà un po’ troppo semplice; forse, ma so che tutto ciò è vero…

Avevo letto il romanzo "La Peste" di Camus da giovane, ma non ricordavo questo brano proposto come una delle letture nella prima Messa di Pasqua nella chiesa di S.Maria in Silva  Un messaggio forte e quanto mai attuale, di grande forza simbolica, aperto a un futuro di speranza per l'uomo moderno, che deve imparare a reagire al morbo della paura, dell'indifferenza, della violenza e dell'egoismo, che sta mortalmente infettando la nostra società, dell'impossibilità di trovare senso e giustificazione all'esistenza umana e al dolore che essa contiene. Esso riconosce che l'unica salvezza dalla disperazione può essere la solidarietà fra gli uomini; l'unica rivolta possibile è il rifiuto di portare altro male nel mondo e di fare di tutto per non stare dalla parte del carnefice

5 commenti:

nucci massimo ha detto...

Nemmeno io voglio stare dalla parte del carnefice
però stare dalla parte della vittima non mi piace
se la vittima è passiva
trovo che la reazione delle vittime
debba essere mirata a che non ci siano carnefici.
Ciao Lù

Luigina ha detto...

NUCCI. In questo brano e nell'intero romanzo la peste è metafora del male in generale, e del nazismo nello specifico ai tempi di Camus, dell'indifferenza ai problemi ambientali della mia città nel mio caso a cui non resta che la ribellione di chi si impegna con onestà, ricercando la solidarietà dei suoi simili per il bene comune, non solo a parole. Buona Pasquetta

riri ha detto...

Rileggerò il libro, grazie di averlo proposto, ma soprattutto mi auguro come te che ci sia un cambiamento in meglio..mai perdere la speranza!
Un abbraccio cara Luigina, un caro saluto al prof.

ornella ha detto...

Purtroppo la nostra stoltezza, il tornaconto, gli interessi, il business calpestano spesso i diritti dell'uomo e deturpano irremediabilmente l'ambiente.
Mai L'uomo deve scendere a compromessi ma deve sentirsi libero di stare dalla parte dei giusti:

Luigina ha detto...

RiRì Come un luogo andrebbe visto e fotografato in diverse stagioni e in diversi momenti della giornata,per scoprirne bellezze diverse, così i libri dovrebbero essere letti in diversi momenti della vita e ogni volta risvegliare emozioni e sentimenti diversi, facendoci cogliere un messaggio nuovo,più profondo, che ci possa aiutare ad affrontare meglio certe situazioni
@ ORNELLA mi piace la tua interpretazione di questo brano alla luce degli ultimi avvenimenti che ci vedono tutti coinvolti. Bentornata!