martedì 4 marzo 2014

I miei maestri

La settimana scorsa ho visto il bellissimo sceneggiato "Non è mai troppo tardi" sulla vita e la figura del maestro Manzi e mi sono commossa più volte, perché ho rivissuto i miei 20 anni da maestra elementare e perché, come dice QUI  la mia amica blogger Maria Teresa, si rimane maestre per sempre. Inoltre devo proprio a questo maestro e alla trasmissione con cui è riuscito ad insegnare a tanti analfabeti adulti a leggere e a scrivere, la mia scelta di iscrivermi all'istituto magistrale per poter in futuro esercitare questa bellissima professione. Per questo mi è particolarmente caro, perciò  ho cercato di far mio il suo motto nel giudicare i miei piccoli scolari  "Fa quel che può, quel che non può non fa



Domenica scorsa è venuto a mancare un altro mio maestro ispiratore: Mario Lodi, uno dei più grandi della scuola italiana. A lui, nei primi anni '70, mi sono ispirata nei miei primi passi di sprovveduta maestra elementare, dove mi son resa conto come fosse inadeguata la preparazione ricevuta all'istituto magistrale. Da lui ho imparato a stare dalla parte dei bambini, a partire da loro, da ciò che conoscevano e amavano e a capire che ero io a formarmi come maestra insieme a loro, perché mi considerassero un'amica di cui potersi fidare e non un' autorità di cui avere paura. Da lui e con loro ho imparato a raccontare con le parole e con le immagini, a legare alla vita di ogni giorno la ricerca e lo studio, a scoprire l’enorme valore della cultura contadina e che anche un paesino sperduto, come quello in cui anch’io ero nata e insegnavo, ha la stessa dignità di una grande città, a scoprire l’iimportanza della cooperazione, a scrivere insieme ai bambini, a inventare filastrocche con e per loro, ad andare a lezione dalla natura e che la fantasia e la creatività stanno alla base di tutto il sapere. Immensa è la mia gratitudine per tutto quello che ho ricevuto da Cipì, la storia di un passerotto curioso e intraprendente, con tanta voglia di scoprire il mondo, che ha rappresentato la  filosofia dell'educazionee del suo magnifico pensatore e di tanti giovani insegnanti come me, che, invece di distruggere la scuola, come voleva la contestazione studentesca di allora, cercarono, grazie al suo insegnamento, di cambiarla in modo costruttivo, stabilendo un nuovo rapporto tra maestro e scolari.

LA LETTERA DI MARIO LODI AGLI INSEGNANTI
21 settembre 2010

Care maestre e cari maestri,

mi è capitato spesso, in questo periodo, di ricevere lettere o telefonate da qualcuno di voi. La domanda che mi viene rivolta con maggiore insistenza è: “Come facciamo a insegnare, in tempi come questi?”. I sottintesi alla domanda sono molti: il ritorno del “maestro unico”; classi sempre più affollate; bambini e bambine che provengono da altre culture e lingue e non sanno l’italiano etc.
Anch’io, come voi, soprattutto nei primi anni della mia attività di maestro, mi ponevo interrogativi analoghi. Ho cominciato ad insegnare subito dopo la guerra. Le classi erano molto numerose. Capitava anche di avere bambini e bambine di età diverse.
Forse qualcuno di voi ha la brutta sensazione di lavorare come dopo un conflitto: in mezzo a macerie morali e culturali, a volte causate dal potente di turno – ce n’erano anche quando insegnavo io – che pensa di sistemare tutto con qualche provvedimento d’imperio. I vecchi contadini delle mie parti dicevano sempre che i potenti sono come la pioggia: se puoi, da essa, cerchi riparo; se no, te la prendi e cerchi di non ammalarti e, magari, di fare in modo che si trasformi in refrigerio e nutrimento per i tuoi fiori.
Il mio augurio per il nuovo anno scolastico è questo: NON SENTITEVI MAI DA SOLE E DA SOLI! Prima di tutto ci sono i bambini e le bambine, che devono essere nonostante tutto al centro del vostro lavoro e che, vedrete, non finiranno mai di sorprendervi. Poi ci sono altre e altri che, come voi, si stanno chiedendo in giro per l’Italia quale sia ancora il senso di questo bellissimo mestiere. Capitò così anche a me, anche a noi. Cercammo colleghe e colleghi che si ponessero le nostre stesse domande e fu così che incontrammo Giuseppe Tamagnini, Giovanna Legatti, Bruno Ciari e altre e altri con i quali costruimmo il Movimento di Cooperazione Educativa. Poi ci sono anche i genitori e le zie e i nonni dei vostri alunni e delle vostre alunne, che possono darvi una mano, se saprete, anche insieme a loro, rendere la scuola un luogo accogliente e bello, in cui ciascuno abbia il piacere e la felicità di entrare e restare assieme ad altri.
Non dimenticate che davanti al maestro e alla maestra passa sempre il futuro. Non solo quello della scuola, ma quello di un intero Paese: che ha alla sua base un testo fondamentale e ricchissimo, la Costituzione, che può essere il vostro primo strumento di lavoro.
Siate orgogliosi dell’importanza del vostro mestiere e pretendete che esso venga riconosciuto per quel moltissimo che vale.
Un abbraccio grande.                                
Mario Lodi

1 commento:

Daniel ha detto...

Il compito degli insegnanti, soprattutto quelli delle scuole primarie, è straordinario. L'unico che possa essere definito importante tanto quello dei genitori. A loro dobbiamo tutti tanto di ciò che siamo. un abbraccio. Daniel