In questo percorso l’uomo è assistito dalla natura, ma solo se si abbandona a un rapporto originale con l’Universo, se torna a guardare «Dio e la natura faccia a faccia». In questo spazio aperto dal dialogo tra uomo e natura si colloca l’arte: la poesia, la musica, la pittura, la scultura. Se è vero che la natura ha leggi proprie, c’è in essa una componente dinamica con cui l’uomo può interagire.
Così come il poeta, che interpreta la natura, «adegua le cose ai suoi pensieri» e vi imprime il suo essere, anche Luigi Cavagnini con le sue sculture riconosce nei segni della natura la presenza di Dio, raccoglie arte dalle mani della campagna e ne reinterpreta col cuore il significato.
Per questo non scolpisce profondamente, ma si limita a sottolineare forme o definire essenziali impronte, intense come quelle lasciate dagli artisti all’alba dell’umanità.
Il rispetto religioso per la materia nata dal sole, dall’acqua e dalla terra diventa forma e valore nella scelta di figure appena delineate, ma forti di primordiale espressività istintiva.
Questi legni non sono dunque povere sculture semplici, ma una forma di sincera preghiera nata da chi sa leggere la bellezza del creato nelle meraviglie della natura.
Per vedere l'album clicca sul link sotto la prima fotografia:
8 commenti:
Che bello, delicato e poetico questo tuo scritto Luigina, parli d questa persona, sicuramente semplice e con tanto ingegno, con una stima grande...mi associo al tuo pensiero,pur non conoscendolo che attraverso i tuoi post. Un abbraccio a te, un saluto cordiale al prof. ed a Luigi che con la moglie e tanti amici (come voi) ha saputo cogliere il meglio della vita, scolpendolo in modo così bello.
@ Rirì Gabriele non ha voluto che mettessi le didascalie alle fotografie, perché quando Luigi ne parla non dice cosa voleva scolpire, ma racconta la storia di quel pezzo di legno, in quale occasione l'ha trovato, perché o per chi l'ha scolpito, come ha fatto nel bigliettino un po' sgrammaticato, con una grafia incerta, infilato in quella civetta. Mi piacerebbe registrare questi racconti per far capire a chi oggi sorride della semplicità delle sue opere che la cultura non è solo trasmissione di sapere, ma anche di valori universali conquistati da chi ci ha preceduto con amore e sacrificio e lasciati in eredità alle nuove generazioni perché imparino a salvaguardare i doni del Creato che ci sono stati fatti.
Sai Luigina, Gabriele ha avuto ragione. Niente didascalie perché così, secondo anche il mio parere, è molto più evidente il valore naturale dell'opera eseguita magistralmente e senza "scolpire profondamente".
Sono rimasto incantato.
Complimenti al mio coetaneo e a voi che ci avete fatto conoscere le sue sculture.
amo chi ama la natura e amo chi dalla natura riesce a trarre il massimo della propria espressività. avevo un caro amico ..un po' pazzo che amava parlare con gli alberi. ogni tanto raccoglieva un ceppo abbandonato e lo fissava per ore. poi di punto in bianco iniziava a scolpirlo... lui mi diceva che gli aveva parlato e gli aveva detto cos'era. ha fatto sculture incredibili...
@ Aldo voi 80enni avete ancora tanto da insegnarci.Quando Gabriele stava fotografando le sculture c'era da rimanere affascinati dai suoi racconti tanto che le sentivi vive.
@ Jasna Luigi faceva e fa ancora proprio come il tuo amico la loro è la pazzia dei geni. Quando ti deciderai a venire col camper dalle mie parti ti ci porto a Desenzano a trovarlo: è il nonno di Laura, quello dove andiamo a fare la vendemmia.
veramente molto belle, complimenti al nonno.
ciao Luigina , mi raccomando continuiamo il tormentone per i referendum
a presto
Sicuramente Amalia e non solo sul blog ;) Grazie
Sono veramente meritevoli, alcune belle in modo particolare ...;)
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