sabato 9 maggio 2015

Prima che ti conoscessi

Cara mamma questa è una delle fotografie dell'album della nostra famiglia che amo di più, anche se non ti conoscevo ancora. Nell'originale eri ritratta accanto a tua sorella Giulia e assomigliavate entrambe a due attrici famose negli anni '40 e '50. Era il 1944, l'anno in cui hai perso il tuo amato fratello Luigi, da cui ho preso il nome, ucciso mentre tentava di sfuggire alla cattura da parte dei tedeschi e probabilmente era quello il motivo che spiega la tristezza che vela il tuo sguardo dolcissimo. Avevi solo 16 anni e forse sognavi una vita diversa da quella che ti aspettava, ma non hai mai perso, col passare degli anni, quel sorriso anche nei momenti più difficili e cupi per te e per la nostra famiglia.Quando ti guardo in questa foto mi infondi la speranza, il coraggio e la serenità che credo di aver perso, perchè, anche se sono "grande" e nonna, ho ancora bisogno di te e penso che se avessi potuto scegliere la mia mamma avrei scelto sicuramente te. Auguri mamma ovunque tu sia e veglia su tutti noi

venerdì 1 maggio 2015

1° Maggio visto da un bambino

Ieri pomeriggio al termine della cena conversavo piacevolmente coi miei nipotini, in attesa di essere riportati alla loro mamma dal papà. Mi informavo sulle loro attività scolastiche ed extra-scolastiche durante la settimana "corta" che stava per finire e di quelle future, quando ho chiesto se sapevano che cosa si festeggiava oggi. Prontamente Alessandro, il più piccolo,4 anni, ha bruciato la risposta della sorella: " Certo, nonna!!! E' la festa della mamma". Subito Francesca lo ha corretto dicendogli che la festa della mamma sarà domenica prossima e che il 1° Maggio è la Festa dei lavoratori. Pronta la risposta di Alessandro: " Allora è anche la festa della mamma, perché lei fa tanti lavori" Come dargli torto? Perciò auguri a tutti i lavoratori che di questi tempi hanno la fortuna di avere un lavoro retribuito, ma anche a tutte le mamme che ne hanno anche uno non ricompensato con denaro, ma con l'affetto e la riconoscenza dei loro cari.

mercoledì 4 marzo 2015

Alla ricerca della pace


 La causa fondamentale del conflitto
 (Capitolo 24 di "Energia, attenzione, consapevolezza, violenza" )

"Per avere la pace nel mondo, non pensate che basti desiderarla, se poi nelle vostre relazioni quotidiane siete aggressivi, possessivi e alla costante ricerca di sicurezza in questa vita o nell’altra. Dovete capire qual è la causa fondamentale del conflitto, del dolore e toglierla di mezzo. Non vi basta mettervi a cercare la pace fuori di voi. Ma, vedete, noi siamo molto pigri. Siamo troppo pigri per prenderci la responsabilità di capire noi stessi e questa tremenda pigrizia, che in realtà è una forma di presunzione, ci fa pensare che spetti ad altri risolvere il problema e procurarci la pace.
Oppure pensiamo che basti togliere di mezzo quelle persone, che a quanto sembra non sono nemmeno tante, che hanno il potere di scatenare le guerre. Quando una persona è in conflitto dentro di sé, semina il conflitto anche fuori di sé. Solo noi possiamo portare la pace in noi stessi e nel mondo, perché noi siamo il mondo" .



da "Il libro della vita" di (Jiddu Krishnamurti) (Aequilibrium ed.) 

Per chi volesse leggere tutto il libro cliccare sul titolo qui sopra 

sabato 21 febbraio 2015

Guardare con un occhio, poi con l’altro. Poi con tutti e due.

....E rimane la paura di vedere davvero. 

 

Mentre cercavo notizie sulla visione dei 2 occhi dopo il primo intervento di cataratta, mi sono imbattuta per caso in questo  bellissimo articolo del giornale online "domani" purtroppo chiuso a fine dicembre del 2011.
 La sua lettura mi ha aiutato a riflettere che può essere considerata una metafora, una riflessione e un'esortazione a non guardare, ma anche a non ascoltare, né leggere, né mangiare  ecc da un unico punto di vista, ma tenendo conto di entrambe, senza la paura di vedere davvero, anche in politica, nell'alimentazione, nella religione, nella scuola. La mia ricerca era scaturita dalla constatazione della mia reale situazione subito dopo l'operazione all'occhio destro, che la visione con un occhio solo perde di profondità. Con quello operato inoltre era come se guardassi da un vetro appannato, a causa dell'eccessiva infiammazione post operatoria, per cui ho dovuto ribendare l'occhio ancora per qualche giorno Tuttavia ogni tanto facevo la prova per vedere se miglioravo e quando provavo a guardare con tutti e due speravo sempre di riuscire a fare la somma corretta delle due visioni. Oggi sto meglio, ma sono ancora lontana dal riuscirci, però mi sforzo di guardare con entrambe gli occhi anche nella vita. 
 
"C’è un gioco che faccio da quando sono piccolo. È un gioco strano. Ma a me piace. È il gioco delle prospettive. Sarà un gioco abbastanza banale. Ma mi rendo conto di come nel complesso abbia una certa importanza, almeno per me. A volte davanti allo specchio, guardando una cosa o una persona, mi piace sempre chiudere un occhio, l’occhio destro per esempio, e guardare con l’altro occhio. Poi dopo faccio il contrario, chiudo l’occhio sinistro e vedo le cose con quello destro. E alla fine chiudo gli occhi per un momento e poi li apro tutti e due.
L’effetto è sempre particolare. Con un occhio abbiamo sempre l’impressione di vedere tutto. E forse vediamo il nostro tutto, il tutto che può vedere un solo occhio. Ma c’è sempre una piccola barriera. Non riusciamo a vedere il tutto. E poi quando facciamo il cambio e guardiamo le cose con l’altro occhio ci rendiamo conto che vediamo la stessa cosa con particolari diversi. Questa nuova prospettiva ci porta ancora il tutto che può vedere l’altro occhio. Poi quando apriamo tutti e due gli occhi ci rendiamo conto che per vedere il tutto bisogna fare la somma delle due prospettive. È una cosa sicuramente banale.
Ma questa riflessione mi porta ad una domanda: come mai malgrado tutto, malgrado il fatto che abbiamo sempre i due occhi aperti, vediamo sempre con una sola prospettiva? Con un solo occhio? Cosa ci porta a fare cosi tanta fatica a vedere le cose con una prospettiva più ampia. È vero non possiamo non partire che da noi stessi. Nelle cose che facciamo, nei rapporti che creiamo, negli incontri del nostro quotidiano ci poniamo sempre con quello che siamo. E facciamo fatica a vedere il mondo, le cose in funzione di come stanno le persone che abbiamo di fronte. E qualche volta ho questa impressione che siamo sempre a nascondere qualcosa. Abbiamo sempre paura di fare vedere le cose come sono.E ci nascondiamo. Dietro le cose, gli amici, la casa, gli oggetti, la famiglia. Dietro i vestiti. Si, è come essere sempre vestiti. Il vestito per me è la cosa che per eccellenza esprime il desiderio di nascondersi dietro qualcosa. Di nascondere qualcosa. Da quando l’uomo per una ragione o un’altra ha cominciato a nascondere le parte più intime del suo corpo. Poi pian piano a nascondere tutto il suo corpo. E adesso a usare il vestito come sinonimo di bellezza. Nascondere le sue imperfezioni, la sua realtà, quello che è. Nei discorsi che faccio con le persone che incontro nel mio quotidiano mi rendo conto di come ho tendenza a partire sempre da me stesso. Da Cleo. Vedo le cose e la vita con il mio occhio aperto. Faccio quasi sempre come tutti. Non mi rendo conto o faccio fatica a vedere le cose dalla prospettiva dell’altra persona che ho di fronte. Ma poi, quello che faccio di solito, a casa, da solo mi metto davanti allo specchio e mi pongo delle domande. Cerco di darmi delle risposte.
E mi rendo conto che dovrò impegnarmi a guardare il mondo con due occhi. I miei due occhi."
di

lunedì 5 gennaio 2015

Pino Daniele resterà sempre con noi

Quando un uomo e un musicista della levatura di Pino Daniele ci lascia così improvvisamente c'è poco da dire, ma la sua musica e le sue canzoni  lo hanno reso immortale, perché, oltre ad essere un grandissimo artista, era  una persona VERA.
Il suo sorriso resterà sempre nel nostro cuore con le parole delle sue canzoni